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Pierre RabhiParole di terra

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Un antropologo ritorna in Africa, dove ha completato i suoi studi e dove ritrova il vecchio Tyemoro e il piccolo Ninù che gli raccontano  cosa è successo nel villaggio dopo l’introduzione delle sementi e dei metodi dell’agricoltura industrializzata.

Attraverso Tyemoro, il protagonista, si esprimono la sofferenza e l’abbandono dei quali sono vittime i popoli nativi del sud del Mondo, sottomessi a una logica disastrosa fondata sullo sfruttamento intensivo della terra.

Il libro parla di una ‘iniziazione africana’ ma il suo messaggio di valore universale apre gli occhi e risveglia le coscienze sull’inscindibile legame che ci unisce alla terra e, attraverso essa, al destino del mondo.
Rabhi – osserva Yehudi Munuhin in una nota in margine al libro - ci chiama a un atto di riconciliazione urgente, sia reale sia simbolica, tanto essenziale nella sostanza pratica quanto profondamente religiosa.

La riconciliazione con la nostra madre terra è persino più urgente della riconciliazione tra gli uomini, poiché la nostra vita dipende dalla nostra terra. Nessuna vita sopravvive su di una terra morta. Sotto la forma del racconto, Rabhi presenta la triste storia dell’arroganza umana che, volendo dominare la vita, la distrugge; volendo dominare le specie, le annienta; volendo dominare la terra, la mutila, la tortura, la dissacra.

Pierre RABHI (Kenadsa, Algeria,1949).Contadino, scrittore e filosofo francese. Pioniere dell’agroecologia, della decrescita ed esperto contro la desertificazione di prestigio internazionale. Fondatore del movimento Colibris.
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