Si tratta di un libro scritto per gli amanti dei cani da un giornalista cinofilo molto bene informato.
È idealmente divisibile in due parti: nella prima (capp. 1-9) sono trattati praticamente tutti gli studi più recenti riguardanti l’etologia del cane (con le ricerche di Csaniy Miklosi ecc) e il funzionamento del suo cervello: perché è così bravo a capire la gestualità umana (cosa che né lupi né scimpanzé sanno fare) con lunghe trattazioni degli interessanti studi di Tomasello e Hare (i quali costituiscono uno spunto per comprendere meglio anche l’evoluzione della socialità nella nostra specie).
Nella seconda (dal capitolo 10 al 16 ) affronta i seguenti temi: l’origine storica delle razze, con un particolare approfondimento dedicato ai Labrador (cui appartiene il cane dell’autore spesso citato in tutto il libro), il problema delle razze pure e degli standard di razza richiesti dagli enti cinofili (lui parla chiaramente dell’AKC) che rappresentano una moda costosa in termini di salute e benessere dei singoli individui (certe razze pure biologicamente sono degli obbrobri per diversi motivi), la genetica canina e cosa stanno rivelando gli studi a questo riguardo (più efficaci del fallimentare progetto genoma umano), il problema dei cani randagi cittadini raccolti nei canili e destinati alla ricerca.