SOSTENEVA LUIGI VERONELLI CHE IL VINO È IL CANTO D’AMORE DELLA TERRA VERSO IL CIELO E I VINI NON SI DIVIDONO IN BUONI E CATTIVI, MA TRA QUELLI CHE DANNO GIOIA OPPURE NO.
FU LUI A SCOPRIRE E SEGNALARE VINI E CIBI, FRUTTI DELLA TERRA CHE DANNO GIOIA.
E ADESSO IL VINO È DIVENTATO COME IL PREZZEMOLO CHE ENTRA DAPPERTUTTO, NELLE TELEVISIONI, NEI GIORNALI, NELLE RIVISTE PATINATE, NEI RISTORANTI A TRE-QUATTRO-CINQUE-STELLE, FINO ALLE BOTTEGHE DI FRAZIONE, PASSANDO PER SUPER E IPER-MERCATI.
SE NE PARLA MOLTO A SPROPOSITO, PER ESIBIZIONISMO, PER STUPIRE, PER FARE AFFARI E SPECULAZIONI. SOPRATTUTTO SPECULAZIONI.
VERONELLI, CON LA COMPLICITÀ DI PABLO ECHAURREN, SETTIMANA DOPO SETTIMANA – DALLE PAGINE DELLA RIVISTA “CARTA” – HA PARLATO DI VINO E DI CIBO PER DIVERTIRSI, PER PROVOCARE, PER SCOPRIRE, PER SEGNALARE.
LE PAGINE DI QUEL DIALOGO SONO QUI RACCOLTE FINO ALL’ULTIMA PRIMA DELLA SUA SCOMPARSA.
UN ROMANZO NON CONVENZIONALE, SOTTO FORMA DI INCALZANTE SULFUREO DIALOGO. A VOLERLO CHIAMARE CON UNA PAROLA ORMAI SCOMPARSA DAL LESSICO CONSUMISTA, UN MANUALE DI AUTODIFESA.