Cantine, luoghi di degustazione, musei dedicati al vino, accoglienti alberghi riservati agli amanti delle buone bottiglie rappresentano nuove opportunità per i migliori e più celebri architetti. I produttori, in ogni parte del mondo, si rivolgono a loro e non di rado, le immagini delle loro opere hanno soppiantato nelle etichette delle bottiglie le vecchie incisioni che riproducevano antichi chateaux o vigne ben ordinate, e altrettanto di frequente, fungono da sfondi per campagne pubblicitarie e promozionali. Le cantine non sono più luoghi appartati, sono diventate mete di un turismo sempre più diffuso; rese oggetti di culto, anche grazie al contributo dato dagli architetti, tendono a diventare luoghi di intrattenimento. Ma come si armonizzano queste trasformazioni, imposte dalle dinamiche del mercato e dalla creatività imprenditoriale, con il fatto che il vino lo si deve o lo si dovrebbe continuare a produrre e a invecchiare senza dimenticare quanto la tradizione consiglia e insegna? Questo libro risponde a questa domanda e questa domanda ripete, anche perché chi l'ha scritto è convinto che tra architettura e vino vi sia una nascosta ma robusta analogia: ogni opera di architettura, come il vino, dovrebbe essere realizzata per invecchiare armoniosamente. Non sempre, però, così accade, ma, qualche volta, come questo libro racconta, così avviene.