Questo libro è la storia di una ballata, l’ha scritta Eugenio Bennato insieme a Carlo D’Angiò e racconta la ribellione della gente meridionale all’invasione piemontese del 1860, ma parla anche di tante altre storie di ribellione e lotta e non asservimento alla retorica di Stato. Brigante se moresi è diffusa a macchia d’olio, risvegliando questioni tenute in poco conto nelle stanze della storiografia ufficiale. È diventata un inno per il Sud, un coro per migliaia di giovani legati al mondo della musica folk e popolare, che cantandola si sono avvicinati all’oscura vicenda del brigantaggio. Poi qualcuno ha confusamente insinuato il dubbio che quella canzone, nata a Napoli in una sera di primavera del 1979, commissionata da Anton Giulio Majano per lo sceneggiato L’eredità della Priora, sarebbe stata scritta un secolo prima, non si sa dove e non si sa da chi, e sono nate dispute e polemiche infinite circa la sua “reale” appartenenza. Qui è lo stesso Bennato a descriverci dettagliatamente il percorso umano e creativo che lo ha portato alla composizione di Brigante se more. Ma questo è anche un libro su un viaggio attraverso i suoni e i rituali del Sud di ieri e di oggi. È un cammino a ritroso tra terre impervie e soleggiate, per incontrare, fino quasi a vederli in faccia, Ninco Nanco, Carmine Crocco, Michelina De Cesare, e tutti quei briganti dall’anima pura e implacabile che, vivendo le loro vite di battaglia e rapina, stavano segnando profondamente le divisioni e le lotte che sarebbero venute in quella che ancora conosciamo come Questione meridionale.