Dallo spettacolo politico alla miseria sessuale, dal ritorno del delirio mistico delle religioni al meccanicismo trionfante del Big Brother, dalla reclusione e dall’addomesticamento di tutte le forme del vivente allo spauracchio dell’influenza aviaria, tutto suggerisce il trionfo della perversione concentrazionaria mentre si preannunciano le epidemie e le catastrofi di una sopravvivenza sempre più artificiale e aleatoria.
La situazione sembra critica al punto da non poter escludere il crollo di un sistema sociale planetario in cui gli esseri umani tendono sempre di più a sopravvivere come dei vermi in un cadavere.
Non c’è più nessuna Roma proletaria da salvare, starnazzando come le oche del Campidoglio. Si tratta piuttosto di riaffermare concretamente la vita rifiutandone radicalmente l’imprigionamento economicistico.
L’autorità naturale di una volontà di vivere ritrovata non necessita e non sopporta più alcuna autorità separata. Solo i sopravvissuti, finalmente coscienti di trovarsi a lottare al contempo per salvarsi e per creare le condizioni di un’armonia sociale foriera di felicità, potranno ristabilire la sovranità di una vita umana e naturale al tempo stesso.
Se la vita è davvero bella, si tratta di viverla liberamente anziché commemorarla in un Parco della Natura a pagamento come si accontenta di fare l’ecologia domestica. La bellezza della vita sta nel viverla senza limiti, non nel favoleggiarne nostalgicamente l’assenza.
Se una rivoluzione sociale è necessaria, non si tratta più di prendere il potere ma di espellerlo per sempre dalle nostre vite. Il mostro dell’economia autonomizzata deve essere urgentemente fermato e nessuno può farlo al nostro posto.
Al dogma della crescita economica si oppone il progetto di una decrescita piacevole e conviviale. Sul piano demografico, su quello dei consumi, su tutti i piani del vivente si tratta di ristabilire il predominio della qualità sulla quantità. Non abbiamo più niente da perdere se non la nostra insoddisfazione profonda in una tragedia planetaria. Abbiamo da esplorare la gioia di vivere al di fuori di ogni sacrificio.
Proletari di tutti i paesi, ritroviamoci con tutte le nostre differenze in un’ultima Internazionale del genere umano per un progetto individuale e collettivo di autocostruzione personale e sociale ! S.G..