Questa è la storia di una donna italiana, fuggita in Argentina, che l'Italia ignora quasi del tutto e che ebbe un destino denso di passioni, di brucianti vocazioni e di talento visionario. Una donna che mise il proprio destino - la scrittura - al di sopra della propria vita, dedicando ogni goccia di sangue, ogni lacrima, ogni gesto all'opera letteraria. Perché per Syria Poletti "scrivere e vivere è lo stesso". Syria visse anni fulgidi e tristissimi a Sacile, la "città del fiume verde" che fa da sfondo a tanti suoi scritti. Lei stessa ricordava l'infanzia in riva al Livenza "come un'età gravida di premonizioni, di mistero, di sapienza. E anche di gioia. Tutta la mia opera, quella già scritta e quella che ancora penso di scrìvere... è concentrata lì. E una fonte a cui posso metter mano in qualsiasi momento e che non è soltanto un sentire poetico e narrativo, ma è anche energia vitale, tonico, sesto senso, segno rivelatore". La sua vita fu da sempre turbolenta, fatta di strappi, di fughe, di ribellioni e di sogni, di orfanotrofi e di ospedali. Con l'Argentina come meta, la scrittura come imperativo morale e spirituale e il ritorno in Italia, nella sua terra, come sogno.