Molto pensare, intensamente vivere

Pochi pensatori nella storia d’Occidente hanno saputo rifiutare oltre che con le parole anche con le scelte di vita l’implicazione reciproca di felicità e possesso senza essere motivati da prospettive ultraterrene; lo hanno fatto in ordine sparso, con finalità e accenti diversi, ma tutti con convinzione incrollabile, tanto che pur così distanti nello spazio e nel tempo, si assomigliano e si rincorrono come in una fuga di specchi: Aristippo di Cirene, Diogene di Sinope, Epicuro, Bruce Chatwin. Ad essi si aggiunge Henry David Thoreau. Non si possono leggere i suoi scritti e guardare ai suoi gesti restando indifferenti: ebbe il coraggio di pensare la vita e di adeguare le condotte ai principi; nuotò controcorrente senza compromessi con gli avversari; ostinatamente si fece isola nell’oceano delle convenzioni, indicando però con precisione la rotta agli altri naviganti che avessero voluto prendere come lui la via per una vita buona per la quale il possesso come il lusso risultano del tutto inutili. Per tutti questi motivi Thoreau è stato molto amato dagli outsiders degli ultimi due secoli: la coerenza fra vita e ideali, la sua posizione eccentrica, antigerarchica, caustica rispetto al perbenismo borghese, hanno superato anche le reazioni contrastanti di critici e lettori trasformando ai loro occhi molte delle sue pecche – una certa asistematicità nonché pochezza teoretica, l’eterna postura sfidante e un carattere complesso, poco propenso alla vita sociale – in altrettanti titoli di merito. Tanti ragazzi di tante generazioni in lui hanno visto l’incarnazione della loro rabbia insieme ad una alternativa possibile, alla possibilità di realizzare un mondo nuovo; fra questi, Chris McCandless dalla cui storia, raccolta nel bestseller di Jon Krakauer, è stato tratto il magnifico film di Sean Penn Into the Wil