L'espansione territoriale è stata la costante dell'umanità sin dalle sue origini, ma ora ci troviamo di fronte a una svolta. In passato l’uomo era noto per la sua adattabilità a una varietà di ambienti, ma ad oggi sta evolvendo rapidamente in una creatura capace di vivere esclusivamente in un habitat ben definito: la città. Le metropoli sono diventate il fulcro in cui il nostro progresso e la nostra crescita sono particolarmente agevolati, grazie a una serie di adattamenti ben mirati. Tuttavia c'è un rovescio della medaglia: se le condizioni urbane che ci hanno permesso di prosperare dovessero subire cambiamenti, la nostra specializzazione potrebbe trasformarsi in una minaccia. La specializzazione funziona in ambienti stabili, ma può rivelarsi dannosa in quelli mutevoli e il riscaldamento globale, che sta ridefinendo le condizioni stesse delle città, ne è un esempio concreto. Entro il 2050 circa due miliardi e mezzo di persone dovranno essere accolti nelle città con conseguenze ambientali inimmaginabili. La soluzione a queste sfide deve inevitabilmente passare attraverso una riconsiderazione dell’ecologia urbana. Per creare città ecologicamente sostenibili e durature, dobbiamo cambiare l'idea che abbiamo della forma urbana attuale. Solo arricchendo le città di spazi verdi, eliminando le barriere che le dividono dalla natura circostante e ridefinendo il nostro modo di vivere in città, possiamo affrontare il riscaldamento globale. Nel libro “Fitopolis, la città vivente” Stefano Mancuso spiega come il luogo che ora ospita la maggioranza della popolazione umana non possa essere più inteso come qualcosa di separato dall'ambiente naturale e che la nostra capacità di sopravvivenza dipende dalla nostra abilità di concepire città innovative e rispettose dell’ambiente.