Che il fine di ogni recherche non sia tanto trovare l’oggetto cercato quanto perdersi ulteriormente?
È un dubbio che Luigi Veronelli, nella sua ricerca dei cibi perduti, sembra confermare, trasformando l’oggetto cercato in un viaggio per le cucine e i ristoranti d’Italia e non solo.
Nelle pieghe della tradizione della cucina casalinga o regionale, in ciò che resta della cultura contadina e nel rito della condivisione del cibo, Veronelli sa scovare non l’irrimediabilmente perso, ma l’ostinatamente vivo.
Cibi, sapori e tecniche di un’arte "cucinaria" che è riflesso di relazioni umane e mondane.
Alla ricerca dei cibi perduti è insieme una guida e un ricettario.
Ma per Veronelli guidare il lettore significa innanzitutto stupirlo con nomi, origini, aneddoti e racconti popolari, alla ricerca di una lingua propria e non presuntuosa per dire di cibi perduti per insipienza o trascuratezza, oblio o dimenticanza.
Allo stesso modo, dare le istruzioni per la preparazione di un piatto significa tramandare un sapere sul cibo e sul mondo che lo circonda, iniziare il lettore alla ripetizione di un gesto non più familiare .