Se per me scrivere fosse solo un lavoro, questo libro sarebbe finito da un pezzo. E chissà quante altre cose avrei potuto fare. Ad ogni modo, sono qui. Mentre scrivo queste righe introduttive manca poco più di un mese alla consegna in tipografia.
In questi anni mi sono sentito in tanti modi. In colpa, deciso a smettere, depresso per l’incapacità, ansioso per l’impegno finanziario che il libro comporta e per il tempo rubato ad altre attività, inebriato dai numerosi slanci che hanno contraddistinto questi anni, fuochi fatui, ondate dalla spuma bella e altrettanto inconsistente.
Mai avuto un giorno normale. Diviso tra l’illusione di potere e la disperazione del non riuscire.
Mi dicevo che il passato non contava, che ogni mattina era necessario ripartire da zero, una massima tanto diffusa quanto poco ascoltata, almeno da me.
Eppure, a un certo punto ho cominciato a capire il mio privilegio: l’amore per quello che faccio. Parlo alle persone e le ascolto – volevo essere un maestro elementare – racconto e condivido un argomento meraviglioso, positivo e ricco di spunti. Dunque mi sono accorto della bellezza che mi circonda. L’avevo vista e devo averne goduto, ma non l’avevo mai riconosciuta. Nonostante l’inestimabile scoperta abbia portato giovamento a molte parti della mia vita, la scrittura è rimasta un inesorabile tormento.
Allora, perché continuare? Insegnare solo attraverso la parola non basta. Scrivere costringe a uno sforzo di ricerca e di sintesi che qualifica la lezione più leggera. Non si tratta solo di preparare gli appunti di una conferenza: per me pubblicare è misurarsi con l’universo che mi circonda, al punto che vocali e consonanti appena stampate mi appaiono improvvisamente piccolissime, e le pagine così sottili, e tutto annega nel mare di nuovi volumi presentati ogni giorno. Tuttavia continuo e sento, come tanti, che non c’è alternativa: meglio soffrire che cedere alla sconfitta.
Sandro Sangiorgi
Un libro stupendo!