Come tutte le storie, anche quella della medicina è il portato di dinamiche sociali che si svolgono nel tempo e nello spazio; come tutti i saperi, anche quello medico non si diffonde per processo naturale e per osmosi ma chiama in causa rapporti di potere, guerre e paci delle armi e delle idee.
Questo libro inizia a Totonicapán, una cittadina indigena maya k’iche’ dell’altopiano occidentale guatemalteco e dalla sua mappa sanitaria: medici accademici, praticanti erboristi e, soprattutto, curanderos, terapeuti chiamati a servire le comunità in virtù del loro dono: è grazie a loro che il sapere della tradizione continua a rinascere e a trasformarsi. A questo canovaccio il racconto sovrappone alcune trame esemplari: l’incontro tra pratiche e saperi della medicina europea premoderna e della medicina autoctona, ricche di consonanze, che le relazioni di potere avrebbero presto reso invece inconciliabili; il farsi storico della medicina scientifica con il suo portato universalista e le sue implicazioni coloniali; le attuali politiche sanitarie internazionali, sempre in bilico tra l’astratto umanitarismo dei Diritti e la concreta violenza dell’imposizione. Da questo sovrapporsi di tracciati che visitano ambiti e tempi diversi emerge, nel racconto di un’esperienza conoscitiva ed esistenziale, il ripensamento di alcune certezze concettuali che nascondono – è questa l’idea-guida di questo libro – i germi della resa al potere/sapere costituiti.