Il coinvolgimento di Marco nella lotta cominciò nella sua nativa Svizzera alla fine degli anni settanta, contro l’energia nucleare. All’inizio del 1980 fu arrestato assieme ad altri per aver danneggiato un traliccio e una centrale elettrica nel nord-est della Svizzera. La condanna relativamente severa inflittagli, dieci anni di reclusione, non rifletteva solo la sua resistenza all’autorità dello stato, ma anche la sua già profonda comprensione della posta in gioco. Per Marco, l’ecocidio attuato dall’industria energetica stessa, come parte della distruttività del più generale sistema di dominio, costituiva l’obiettivo legittimo della sua azione diretta.
Anche di fronte all’imputazione più grave, l’intransigenza di Marco rimane quella di sempre: totale. Ha dovuto lottare per ottenere persino le più basilari condizioni in carcere e per poter mantenere contatti con famigliari e amici. Fortunatamente, ha potuto contare sul sostegno attivo degli anarchici di varia provenienza, che si sono mobilitati per proteggerlo contro gli abusi estremi dei sistemi carcerari di due paesi.
Ciò a cui vengono attribuiti vari nomi - anarchismo ecologico, anticivilizzazione, primitivismo – trova la massima espressione in una vita come quella di Marco Camenisch.