Salire su un Dirigibile e planare nelle case di tutti è miracolo pagano che si celebra di rado.
Il successo è un incidente, un inciampo del caso, una bizzarra implosione del destino, dice Robert Plant che degli Zeppelin fu voce e tuono. Non è proprio così, sarebbe sminuente ridurre a una buccia di banana il capitombolo sulla scalinata verso il Paradiso.
Nessuno, però, si sarebbe immaginato un consenso così ampio, nemmeno Jimmy Page, convinto che lui e le sue canzoni sarebbero morte giovani: “A diciotto anni pensavo che sarei morto a trenta, oggi mi sembra incredibile aver superato i cinquanta”. È capitato, grazie a quella meravigliosa alchimia della musica, che i Led Zeppelin siano invecchiati fuori ma immutati e immacolati dentro, Dorian Gray del rock prima che l’hard si facesse heavy.
Ricordarli non è mero e sterile esercizio della memoria ma rito che si rinnova puntuale a ogni battito della grande musica, ogni volta che il rock vuole volare alto e guardare da vicino chi ha sfiorato il sole senza bruciarsi le ali.
Massimo Cotto