Io credo che in qualche maniera la canzone possa influire sulla coscienza sociale, almeno a livello epidermico. Credo che in qualche misura le canzoni possano orientare le persone a pensare in un determinato modo e a comportarsi di conseguenza. A me è successo con Brassens, non vedo perché agli altri non possa succedere.
Fabrizio De Andrè
Ho sempre pensato che uno che scrive sempre e soltanto canzoni d’amore – scartando l’ipotesi che sia un maniaco o che quello sia l’unico pensiero che ha nella testa – lo fa perché vuole vendere canzoni. Il cantautore è un’altra cosa. Il cantautore si racconta, oppure racconta momenti che gli passano dentro, pensieri, riflessioni, fatti, cose del genere.
Pierangelo Bertoli
La dittatura della mediocrità mi fa inorridire e mi toglie speranza. Bisogna spezzare questa equazione massa=mediocrità, cioè prodotto di largo consumo=mediocrità. Perché qualcosa piaccia a tutti deve essere per forza mediocre. In medio stat virtus, però in medio non c’è l’arte. Non c’è la libertà. C’è il gregge, c’è il consumismo, c’è la carne da cannone. Non c’è il genio. Non c’è la gioia, non c’è il sacro, non c’è il divino, non c’è la ribellione. Non c’è l’estasi, la giustizia, l’onestà intellettuale. C’è la mediocrità che rassicura la massa. Una mediocrità che dimostra vecchiaia.
Eugenio Finardi
Questo libro è allora una specie di rewind. Un nastro che si srotola a ritroso nel tempo e nello spazio, nel senso che fa il punto su trent’anni di storie, tracce, temi, incroci personali con la canzone d’autore italiana. Spero non suoni come passatista, e nemmeno come un libro pretenzioso: per libere associazioni e altrettanto libere divagazioni ho provato a raccontare in questo modo un po’ del nostro tempo migliore. Il tempo in cui le parole dentro ai dischi contavano, suonavano, cantavano a dovere. Ed erano fosforo e sale della terra.
Frame sparpagliati di teorie e prassi della canzone d’autore che c’era una volta e che oggi non c’è più.
(Mario Bonanno)