Il 29 maggio del 1997 Jeff Buckley, giovane musicista dal talento cristallino, moriva tragicamente fra le melmose acque del Mississippi, consegnando il suo nome alla leggenda.
Diventato immediatamente un mito, imitato e apprezzato tanto dai fan quanto dagli stessi musicisti, ha saputo fissare degli standard quasi irripetibili per quelli che lo hanno seguito. In questo libro - che raccoglie quasi tutte le interviste rilasciate da Jeff nella sua breve vita - il musicista si svela senza filtri né censure fra paure, insicurezze, la carriera in ascesa, il difficile rapporto discografico con la Columbia e i tanti dubbi mentre in sala d'incisione sta registrando il monumentale "Grace".
E poi il successo, la stanchezza per i lunghi tour, il difficile rapporto con le droghe, il fantasma del padre Tim sempre presente.
Ne viene fuori l'immagine di un ragazzo sensibile e complicato, follemente innamorato della musica, il cui più grande timore, forse, è essere frainteso.
Il libro contiene anche i contributi di tanti amici, collaboratori e artisti che sono stati influenzati da Jeff e dalla sua musica, dalla fotografa Merri Cyr, che lo immortalò per la copertina di "Grace", a Steve Berkowitz, talent scout della Columbia che riuscì a metterlo sotto contratto.
E poi il chitarrista Gary Lucas, che con Buckley suonò a inizio carriera, e i musicisti italiani Giulio Casale e Omar Pedrini, che da Jeff furono affascinati e persino ispirati.
In appendice è poi presente il reading "Ho sognato J. B.", l'omonimo spettacolo musical letterario che vede protagonisti Federico Traversa (testi, voce recitante), Marco Porsia (voce recitante) e Alessio Franchini (musica e parti cantate) laddove si cerca, con garbo e misura, di far rivivere tutte le suggestioni di quell'immenso talento chiamato Jeff Buckley.