Che mi dici di Stefano Rosso? nasce dal desiderio di colmare una “lacuna storica”.
Di compensare la rimozione collettiva di cui è stato fatto oggetto uno dei cantautori più originali della scena italiana anni Settanta(e a seguire).
Rosso fa parte della mitologia di quegli anni.
Per ciò che il suo look da tardo hippy, i suoi baffoni alla tartara, i suoi cappelli e i suoi capelli arruffati e – ovvio – le cose più famose che cantava e suonava, sanno evocare. Impegnato (come si diceva una volta), caustico e intelligente più di quanto possa apparire a prima vista.
Appassionato di metafisica, tiratardi, grande stornellatore e virtuoso del fingerpicking. Frainteso prima, quindi rimosso, per eccesso di autenticità.
Nel CD allegato un suo concerto al Folkstudio di Roma del 1993: l’atmosfera migliore per (ri)ascoltare i suoi pezzi più belli e famosi, come Letto 26 e Una storia disonesta.
MARIO BONANNO (Catania, 1964) dirige il periodico Musica & Parole. Suoi articoli sono apparsi, fra gli altri, su Duel, Anna, Diario, left; e sui quotidiani La Sicilia e Terra.Ha pubblicato diversi libri sulla canzone d’autore italiana. STEFANIA ROSSO (Roma, 1972) divide il suo tempo tra le scienze biochimiche applicate alla medicina naturale e le arti performative. Porta avanti il lavoro del padre presenziando a eventi musicali dedicati alla sua memoria: all’Acoustic Guitar Meeting di Sarzana e al Premio Stefano Rosso di Roma.