C'era - una volta - un modo di scrivere chiamato femminile. delicato, gentile, centripeto, accentrato sui salotti, le case, le ossessioni dalla parte di lei.
Ora, cinque scrittrici, unite dalla stessa postfazione, fanno pensare a temi, intenzioni, modi, legati da un comune filo (rosso, rosa?).
Ma provate a trovarlo, questo "modo", nell'aspra franchezza di Ippolita, che parla di morte e di sangue con l'asciuttezza di un pietoso pezzo di cronaca.
Provate a trovarlo in Susanna, che racconta una storia cattiva di cecità (morale), pregiudizio, vecchiaia, abbandono, indifferenza.
Provate a trovarlo nella limpida favola biblica - canto della sapienza, apologo, leggenda, - con cui Giacomo esalta il buon re Salomone (e ci diverte, incredibile dictu, con le perle dell'ebraica ermeneutica).
Sembrerà che quel "modo" sia presente in maggiore misura nelle brevi storie di Mulino il cane e del gatto carbone, che Dacia rievoca con la grazia di un'amante della caninità sedotta dalla gentilezza feroce dei felini.
O nella vacanza elegante e lontana che racconta Rosetta, quando Amore e Storia si intrecciano in un nodo di morte e di dolore.
Ma il filo rosso "femminile" è andato, per lasciar delle autrici. E a legger queste storie, violente e tenere, ironiche e cattive, ci si accorge ben presto che se il "modo" resiste, la vince - senza genere la scrittura (mentre la presentatrice si avventura a parlar di loro in prosa ritmica...).
Testi di : Susanna Tamaro - Ippolita Avalli - Dacia Maraini - Giacomo LImentani - Rosetta Loy.