“Questo è un libro che costringe a ripensare la Commedia nel suo significato complessivo. E, con essa, anche il Vangelo di Giovanni”
Pietro Gibellini, Avvenire
Dante ha impostato la Commedia come “poema sacro” (Pd XXV 1; “sacrato poema” in Pd XXIII 62), a imitazione della Bibbia: i primi due regni secondo un apparente spirito legalistico biblico (più attenuato nel Purgatorio), il terzo a imitazione del vangelo di Giovanni; alla luce del terzo si potranno e dovranno rileggere con diverso spirito anche i precedenti. La Commedia poi riprende e coinvolge tutta l’attività di Dante, a partire dalla Vita Nuova, che è citata letteralmente nel poema e che già si concludeva con la visione che sarà al centro del poema e con l’impegno di dedicare il resto della vita a prepararsi per cantare degnamente tale visione.
Perciò un esame del rapporto fra la Commedia e il vangelo si rivela necessario per comprendere quello fra l’opera completa di Dante e l’intero corpo biblico, rapporto che, esaminato nei dettagli, comporterebbe ben altra mole di lavoro, solo in parte intrapreso programmaticamente da molti valenti studiosi in un convegno dedicato a tale argomento vent’anni fa. Le citazioni bibliche, dirette o indirette, sono numerosissime; ne sono state contate circa cinquecento nella sola Commedia e sono segnalate in ogni edizione scolastica del poema; molte (se non tutte) sono state esaminate individualmente in articoli specialistici o in letture dantesche, ma raramente in una prospettiva che aiuti a inquadrarle nel loro complesso. In particolare è frequente, e spesso rilevato dalla critica, il ricorso a immagini e citazioni bibliche in Inferno, anche nei discorsi di Virgilio, ma non mi risulta che ne sia stata data una spiegazione complessiva convincente; in Purgatorio è vistoso il parallelismo di esempi biblici e mitologici, mentre in Paradiso prevalgono le similitudini con episodi mitologici.
Scopo principale di questo studio è dunque quello di riconoscere il fondamento del rapporto stretto che c’è tra la Commedia e la Bibbia e in particolare i vangeli; tale riconoscimento porterà a individuare alcuni aspetti centrali di questi e di quella, di solito trascurati dalla critica. Nell’esame dei testi biblici mi servirò solo della versione latina della Vulgata, di cui si serviva Dante che, come tutta la sua epoca, ignorava il greco.
(Dalla Premessa dell’Autore)