Possono le parole di un vecchio morente trasformarsi in profezie funeste per la piccola comunità che anima uno sperduto villaggio provenzale?
Sono solo il delirio di un alcolizzato o piuttosto lampi di saggezza destinati a sconvolgere le certezze di chi le ascolta?
E se avesse ragione il vecchio Janet, se gli animali, le piante e perfino le rocce fossero parte di un’immensa creatura, pronta a schiacciare gli uomini che con presunzione credono di poterne arbitrariamente disporre?
Se la collina davvero fosse viva e animata, allora sarebbe meglio non conoscerne il segreto.
Il mondo rurale, crudo, potente, anche oscuro eppure bello… ma di una bellezza selvaggia e tremenda, senza torniture romantiche, senza sconti alla nostalgia.
Avevo visto l’agonia del vero Janet e ho cominciato a scriverne; avevo visto quest’uomo che moriva strappandosi i serpenti di dosso.
D’altro canto, camminavo spesso sulle colline straordinariamente selvagge che si trovano a nord di Manosque, e durante queste escursioni pomeridiane, sotto i venti impetuosi dell’autunno e dell’inverno, spesso mi capitava di provare paura: avevo paura perché mi trovavo solo in mezzo a questi strani cespugli e in mezzo a questi alberi che gemevano.
D’altra parte, la lettura dei greci mi aveva fatto conoscere la presenza di Pan.
Perché non immaginarmi in quell’epoca?
Mi apparve cosa del tutto naturale.