Gennaio 1320. Dante Alighieri è a Verona, nella città che gli fu «primo refugio e primo ostello».
Come per le altre tappe del suo esilio, anche quella veronese è suffragata da poche certezze e da molte supposizioni.
Il testo teatrale Dante a Verona affonda a piene mani in un materiale dove le fonti storiche e i rimandi alla Commedia si mescolano con le leggende, gli aneddoti o le vere e proprie invenzioni.
La scena si svolge negli ultimi giorni del soggiorno scaligero, restituendo il sapore della Verona medievale, verosimile a noi lettori di settecento anni dopo con la scelta di far parlare i personaggi con la lingua di oggi: il dialetto per i popolani, l’italiano per i nobili e i dotti.
Un coro si fa narratore dell’incontro di Dante con le donne che lo immaginano andare e venire dall’Inferno, con gli artigiani che già recitano a memoria gli endecasillabi della Commedia, con le supponenti dame e i cavalieri vanesi, con i canonici, i religiosi e i filosofi che lo attendono nella chiesa di Sant’Elena per la Questio de aqua et terra che disputerà il 20 gennaio e, infine, con Cangrande.
Ma l’incontro tra il Poeta e il mecenate ha il sapore di un addio.
Letteratura di qualità contro il conformismo, l'omologazione e la prepotenza dei grossi. Queste parole di Marcello Baraghini ben rappresentano il tipo di letteratura che vogliamo proporre.