Fin dai tempi più antichi l’uomo, ogni qual volta si è interrogato su se medesimo, ha indagato in vario modo il mondo animale, spesso prestando ad esso la propria voce.
Oggi che, più che mai, la nostra stessa immagine ci appare problematica e sfocata, l’etologia – lo studio del comportamento animale inteso come mezzo per comprenderne i modi, i perché e la mente – si presenta a noi come uno dei principali strumenti per restituire ai nostri compagni di viaggio (un viaggio comprensivo anche delle storie e passioni degli etologi che li studiano) quella facoltà d’ammaestrarci, d’aiutarci a capire cosa di specificamente umano c’è in noi, che le età trascorse hanno loro concordemente attribuito.
Uno dei fenomeni naturali che hanno da sempre più colpito la fantasia umana è stata la capacità di alcune specie d’uccelli di far ritorno ai loro nidi superando distanze talvolta immense — i colombi viaggiatori e le rondini detengono senza dubbio il primato a tal proposito. Ma come fanno questi volatili a orientarsi in modo così preciso? E da dove si origina l’orologio interno che governa la loro vita quotidiana?
Una risposta definitiva non è ancora stata fornita; tuttavia gli studi più recenti hanno formulato teorie, e compiuto sperimentazioni, che appaiono molto plausibili e che risultano stupefacenti. L’avreste detto mai, per esempio, che lo strumento credibilmente più coinvolto in queste imprese fosse il fiuto?.