La Hampton Grease Band mangiava cereali sul palco mentre improvvisava duetti tra chitarre e motoseghe.
I Monks se ne andavano in giro vestiti con un saio nero e la testa rasata come dei monaci veri.
Alexander “Skip” Spence tentò di uccidere i suoi compagni di band con un’ascia.
I La’s cercarono di convincere i propri fan a non comprare il loro disco.
E i John’s Children si fecero costruire dalla NASA venti amplificatori che facevano impallidire il suono degli Who.
Gente scomparsa troppo presto, o semplicemente dimenticata, che dopo il primo e unico disco è stata risucchiata da un oblio impietoso.
Per alcuni giusto, per molti crudele.
Per tutti necessario a diventare una “One Shot Band”, gruppi o artisti solisti, cioè, crollati davanti alla prospettiva del secondo tentativo discografico, quando cominci ad annusare la fama ma non sai ancora se ti piace, se ne sei degno o semplicemente se sei preparato a reggere l’urto del successo.
Questo libro parla, dunque, di reietti, geni, musicanti, sognatori e rivoluzionari schiacciati, molto spesso per sfiga, dal “Sophomore Slump” (il “crollo al secondo tentativo”) ed entrati per sempre nel limbo del quasi-successo che li ha lasciati senza un soldo in tasca ma li ha resi, dopo tutto, immortali.