Chi è stato il più grande e influente chitarrista acustico americano? Probabilmente Gary Davis, che molti suoi contemporanei consideravano senza pari. Lo stesso Bob Dylan lo ha definito “uno dei maghi della musica moderna”. Keith Richards degli Stones lo ha considerato colui che gli aveva fatto scattare la molla di tutto. Bob Weir dei Grateful Dead ha affermato che la sua abilità musicale “trascendeva qualsiasi comune nozione di bluesman”. E lo studioso di folk Alan Lomax ne ha scritto come “uno dei grandi geni della musica strumentale americana”. Ma nella Rock and Roll Hall of Fame non si trova il nome di Davis accanto a leggende del blues come Robert Johnson e Muddy Waters. Perché? Questo libro ne dà la risposta. Nonostante la fama quasi universale, Davis infatti vive soprattutto nelle cover delle sue canzoni realizzate da Dylan, Jorma Kaukonen, Jackson Browne, Janis Joplin, Nick Drake, Peter, Paul and Mary, Donovan e molti altri, oltre che nel numero incalcolabile di studenti di cui ha influenzato la vita, tra questi Ry Cooder, David Bromberg, Rory Block, Ernie Hawkins e Bert Jansch.
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