Ultima colonia spagnola nelle Americhe, indipendente dal 1968, Cuba fu sottoposta alla tutela statunitense sino all'ascesa al potere di Fidel Castro nel gennaio 1959, dopo due anni di guerriglia nazionalista.
Entrato subito in conflitto con gli Stati Uniti, il governo rivoluzionario si oriento', lentamente ma inesorabilmente, verso Mosca, pur mantenendo una grande indipendenza sia nella definizione di una propria fisionomia sia nel persguimento di una politica estera internazionalista, di cui Ernesto "Che" Guevara fu il piu' compiuto interprete.
Dopo la morte del "Che" in Bolivia nel 1967, l'isolamento continentale e l'avversione di Washington indussero la classe dirigente a schierarsi con ancora maggiore convinzione a fianco dell'Unione Sovietica.
L'Avana rinuncio', cosi', alla vivacita' del "socialismo dei tropici" e ripristino' un modello economico basato sulle esportazioni della sua principale ricchezza - lo zucchero - ma trasse vantaggi dagli aiuti finanziari e militari sovietici, senza per contro rinunciare al protagonismo in politica estera, rivolto, in questa fase, soprattutto verso il continente africano.
La caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell'Unione Sovietca gettarono Cuba sull'orlo del collasso economico.
Ebbe cosi' inizio il "periodo speciale" nel corso del quale la classe dirigente cubana dovette fronteggiare una grave crisi, acuita dall'inasprirsi dell'embargo statunitense, e rinunciare all'ortodossia piu' rigida, senza pero' intaccare il modello comunista.
Il paese si apri' cosi' agli investimenti esteri e al turismo, pur mantenendo il tradizionale assetto politico-istituzionale.
E oggi Cuba, che resta l'unico esempio di societa' socialista nel mondo occidentale, si trova di fronte alle incognite che derivano dall'assoluto protagonismo del suo lider maximo e alla necessita' di superare la crisi progettuale che da tempo affligge la societa' dell' isola.