Attualmente la Democrazia versa in uno stato pietoso.
È rimasta senza avversari, ma anche senza sostanza.
Il disamore della cittadinanza nei confronti della sua presunta “formula di auto-governo” non può più essere nascosta: astensionismo elettorale di massa, discredito generalizzato dei dirigenti e delle loro cricche, alta marea della tendenza apolitica.
Tutto ciò che la Democrazia ha promesso è venuto meno; ciò nonostante è questa la formula che ha trionfato.
Ma la sua vittoria ha un sapore amaro, i cittadini sono apatici e indifferenti alle sorti di una Democrazia intorpidita.
Ma è veramente sprofondata nel torpore?
O invece questo è il momento in cui comincia a mostrare il suo vero volto, a svelarci le sue intenzioni?
Solo adesso, dominante, egemonica, incontestabile incomincia a mostrarci il rachitismo del suo organismo e la malvagità dei suoi propositi.
Le democrazie liberali stanno avanzando verso un modello di società e di gestione politica che si caratterizza per un’enigmatica e inquietante docilità della popolazione e un letargo del criticismo e della dissidenza.
Pedro Garcia Olivo è nato nel 1961 nella provincia di Murcia, Spagna.
Insegnante alle scuole superiori, matura una critica radicale all’istituzione che lo porta a definirsi «un antiprofessore, un non sottomesso dell’insegnamento».
Nel 2010 rinuncia definitivamente all’educazione e da allora vive in un villaggio dell’entroterra di Valencia.
Oltre a scrivere articoli per numerose riviste e a tenere conferenze in svariate Università e collettivi politici, ha pubblicato El Irresponsable (2000), El Educador mercenario (2007), La Bala y la escuela: Holocausto indígena (2009), Cadáver a la intemperie (2013) e Dulce Leviatán (2014).