..Ben più intensa è la dimensione introspettiva del viaggio indiano di Ginsberg, scandito dai tentativi di una presa di coscienza diretta e partecipata alla vita indiana che si compie attraverso la ricerca di un guru, abitando in case lungo i ghat crematori di Benares o di Delhi, conversando, fumando oppio e accompagnandosi per lunghi tratti con sadhu, gli yogin, i poeti e i sapienti della cultura indù. Il tentativo dell'autore è quello di immergersi nell'India, piuttosto che di conoscere l'India, che così diviene soprattutto il luogo ideale per un'esperienza spirituale.
Assai lontano quindi dal poter essere letto come una cronaca o un reportage, il Diario deve la sua suggestione non solo e non tanto al valore storico e documentario delle sue annotazioni (dopo Ginsberg, la cultura indiana entrerà nel mondo beat e diverrà uno dei tratti più autentici del movimento del Flower Power), quanto piuttosto al fascino visionario che emanano le sue pagine, in cui le poesie "urlate" si alternano agli stati di allucinazione, le descrizioni cittadine alle trascrizioni dei sogni, le risposte laconiche dei guru agli smarrimenti dell'uomo messo di fronte all'insondabilità dello spirito.