"Sdraiati sull’erba, Francesco e Lucia spiavano la mutevole forma delle nubi che lente s’addensavano in cielo. Come i primi lampi annunciarono l’acquazzone, scesero alla sterrata dei bastioni per inebriarsi dell’aria satura d’ozono. Si sentivano i maghi del tempo e con le mani protese al cielo, saltellavano eccitati attendendo il ritorno del sole".
Il titolo della raccolta “Bitter e Clynton” è suggerito da una bibita servita anni or sono in una pittoresca osteria di San Zeno (Verona).
Ancora ricordo la piacevole freschezza che recava al palato quando la centellinavo dopo aver sfidato in bici l’afa estiva del lago di Garda.
Al ritorno dalla scampagnata mi sarei certamente “impiantato” sulle rampe di Bussolengo, se non m’avesse sorretto il miraggio di un quartino di spuma al bitter tagliata con un po’ di vino Clynton.
Un miscuglio di bassa qualità, certo, ma che possedeva il pregio di pulire l’epitelio palatale da caldo e tossine.
Come sarebbe intenzione di questi scritti giovanili, da leggere con occhio bonario comodamente seduti davanti al caminetto o sdraiati sulla spiaggia sotto l’ombrellone.
Raccontini più simili a un mosto in fermento che a un quieto vino maturo, tuttavia, spero che il loro aspro aroma possa allietare per un’ora il lettore.