“ GIANARDANA è una novella religiosa uscita anonima nel 1905 a Londra, dovuta alla penna di uno scrittore volteggiante nell’atmosfera spirituale indiana, ma dentro il sole del cristo.
Il titolo è ricavato da uno dei tanti epiteti di Crishna ( dio dell’amore nella teogonia braminica ) e letteralmente significa “Datore di quanto gli uomini chiedono” o, con termine nostro, l’esauditole.
Il motivo artistico di quest’operetta ricorda la moderna letteratura indiana, mentre la costruzione filosofica poggia sul terreno ascetico della Dottrina Yoga, ma secondo il disegno di quella teosofia che nell’Oriente indiano, in Europa e in America, va riedificando l’antica saggezza con forme ed elementi ammodernati, verso una divina armonia della volontà, come unificazione del sentimento religioso mondiale.
Di quella scuola - sistematasi nell’India intorno al II secolo a.C. e che ebbe due indirizzi nei suoi metodi salutari: il violento o Hatha-Yoga, e il soave e reale, o Ràgia-Yoga - oggi si segue generalmente quest’ultimo ( come appare dal Gianardana ).
Esso contiene, accanto a un’esposizione teorica, un insieme di norme e pratiche miranti a instaurare nell’uomo un equilibrio interiore, per porlo in grado di acquistare una serenità imperturbata, esaudendo l’intima aspirazione dell’anima sua, liberandolo per sempre dalla sofferenza, merce l’aiuto di un Dio benefico, che si rivela spontaneo a chi cerchi deliberatamente e voglia coscientemente affrancarsi dalla caducità universale”
Clemente Rebora