Il fatto che centinaia di persone scelgano di usare il proprio tempo in maniera diversa, tentando di ridare dignità alle nostre città, non è una moda o un passatempo, ma svela un bisogno crescente nella società contemporanea.
Piantare un fiore o un albero, è soprattutto il sintomo dell’esigenza di riappropriarsi dal basso del bene comune, per valorizzarlo, curarlo e restituirlo alla comunità.
Un libro che spiega, con molti esempi su e giù per lo stivale, perché, chi, come, dove, quando è possibile regalare a tutti una res nullius, uno spazio di nessuno.(Dall’introduzione di Marinella Correggia)
Se in un immaginario condiviso gli spazi aperti diventano (spesso) “habitat del degrado” o interstizi in attesa di “cambio di destinazione d’uso”, chi sceglie di prendersene cura, in modo volontario, sa che le proprie azioni assumono un ruolo civico, sociale, economico, politico e – volendo – anche educativo. [...]
Che l’azione dei Guerrilla Gardeners sia consapevole e comprensiva di quest’insieme di implicazioni, i “giardinieri civici” lo dimostrano nelle parole con cui raccontano la propria esperienza a Federica Meneghini.
(Dalla postfazione di Luca Martinelli)