Quando il bambino comincia a giocare, raccoglie indifferente mente bacche, foglie, semi, così come colleziona sassolini, conchi glie o piume; tutto ha per lui il medesimo grande valore. Rivolge però l'interesse più vivo al mondo animale, specialmente al cane o al gatto di casa. Essi mangiano con lui, giocano con lui, se nes suno lo vieta dormono con lui; l'animale ubbidisce e disubbidisce.
Ben diverso è il suo rapporto con le piante; se in strada o in giardino cade un albero è un avvenimento, se ne muore uno deve essere abbattuto e il fatto può interessare per tutto il lavoro che ne deriva.
Poi ci sono le rose della nonna da innaffiare per farle un pia cere, ci si arrampica su di un ramo e quel ramo può essere alta lena, nave, casa secondo la fantasia del momento; ma il bambino vive soprattutto nell'elemento "volontà" e per sua natura non è un contemplatore. Non si pone quindi troppe domande sull'intima essenza del mondo vegetale e per questo interessarlo alla bo tanica è molto più difficile che interessarlo alla zoologia.
Se per richiamare la sua attenzione ci atteniamo a concetti "scientifici", ecco che per prima cosa uccidiamo la natura. Oggi le radici in tutte le loro varietà, domani i vari tipi di tronchi, poi i fiori ben sezionati e spezzettati. Come può il bambino amare que sti elementi morti? Come dobbiamo comportarci se vogliamo creare in lui un giusto rapporto con le piante e risvegliare in lui un'interesse duraturo e fecondo?