Piove. Alice, sprofondata in una poltrona, è intenta a leggere. Chiude gli occhi e s’addormenta. Quando li riapre, sono gli occhi di Topor che si aprono.
E ci si trova di colpo dentro un piccolo universo, fatto di immagini “sognate”, un teatro di carta dove si muovono figure inquietanti, a volte ridicole, più spesso bizzarre e crudeli.
Topor ci racconta solo una fiaba - per la prima volta la raccontò nel 1968 - una fiaba che, però, è anche metafora della rivolta studentesca di quegli anni. Di più: il breve racconto illustrato diventa, a lettura ultimata, un piccolo canto di ribellione contro ogni tipo di tirannìa.
Grammatica e Sintassi sono sconfitte; potere alla fantasia! Proprio la fantasia, libera e sfrontata, è il terreno su cui si muove tutta l’attività creativa di Roland Topor (1938-1997), come disegnatore satirico ed illustratore innanzitutto, ma non solo.
Sarà romanziere e sceneggiatore - suo il testo da cui Roman Polanski ha tratto il film L’Inquilino Del Terzo Piano -, realizzatore di fotoromanzi e film d’animazione - Il Pianeta Selvaggio, su tutti -, attore e scenografo - celebri sono rimasti scene e costumi di Le Grand Macabre di Gyorgy Ligeti.
Topor vive nel Paese di Alice; è Alice che attraversa lo specchio. [f.b.]