La bufera di neve non accenna a placarsi, nel turboelica fermo sulla pista del “Valerio Catullo” di Verona prendono posto 49 persone.
Gli italiani sono 31, tutti piccoli imprenditori, commercialisti e uomini d’affari diretti a Timisoara e Bucarest, città chiave di un paese in cui stanno esplodendo potenzialità economiche enormi, da poco sbloccate dalla caduta del regime comunista di Nicolae Ceausescu.
È la sera del 13 dicembre 1995, Santa Lucia. Il comandante dell’aereo ha fretta di ritornare in Romania ma l’Antonov 24, costruito in Ucraina nel 1967, è in sovraccarico. I funzionari dell’aeroporto non si accorgono o non se ne curano, lo lasciano partire con le ali ghiacciate.
Non è un decollo ma un salto sbilenco. L’Antonov si alza per meno di cento metri, vira e precipita in un pescheto poco dopo la fine della pista.
Nessuno si salva.
I processi penali si chiudono nel 2003 con condanne pesanti. Non così quelli civili, molti risarcimenti ad oggi non sono ancora stati pagati.
In questa ricostruzione giornalistica parlano magistrati, imputati, economisti e i congiunti di chi ha perso la vita.
Parla, infine, la mancanza di segni a ricordo della tragedia.
Gianni Favero è un giornalista Ansa dal 1994 e si occupa di economia per il Corriere del Veneto dal 2002.