La morte ad appena ventisei anni, i prediletti temi lirici (l’incanto e la malinconia dell’adolescenza, l’incapacità di amare, il rifugio nella solitudine offerta dalla natura), e un meraviglioso talento di songwriter hanno fatto di Nick Drake un artista di culto, con l’inconfondibile profilo dell’eroe romantico che appare brevemente su questo pianeta, ci regala tre dischi (più uno o due postumi) diventati classici, e scompare. Il ritratto che ne fornisce Patrick Humphries in questo libro, pubblicato dieci anni fa in Inghilterra e diventato anch’esso un classico della letteratura rock, ricostruisce la vita e la presenza di Drake nell’atmosfera esistenziale e controculturale degli anni Sessanta, con una vividezza d’immagini e un’empatia rimaste quasi insuperate.
Questo libro è la storia di un artista che ha avuto in vita amici e collaboratori quali John Martyn e Ashley Hutchings, Richard Thompson e John Cale – la crema della scena musicale britannica – e che ha continuato a ispirare, post mortem, alcuni fra i massimi artisti del rock contemporaneo, da Kurt Cobain a Paul Weller, dai R.E.M. ai Cure, da Belle & Sebastian a Mogwai.
Un’appendice preparata appositamente per l’edizione italiana, e curata da Stefano Pogelli, descrive le accordature utilizzate da Drake, e il loro contesto culturale, illustrando il suo spessore artistico anche come chitarrista.