Questo libro è il ritratto esistenziale ed artistico di un uomo impossibile. Casanova, bisessuale e misogino, timido, arrogante e violento, spirituale, sentimentale e materialista, elegantissimo e triviale, avido e generoso, sublime e infame. E ancora: genio musicale e sfruttatore del talento altrui, innovatore e conservatore, blues e free, acustico ed elettronico, protagonista di tutti i capitoli della modernità, sempre dieci passi avanti a tutti gli altri – musicisti, pubblico, critica – che trascinava e turbava con le proprie illuminazioni, e che spesso cercava di schiacciare sotto il peso del suo delirio e delle sue contraddizioni. Non si può ripensare a Miles Davis, a più di dieci anni dalla scomparsa, se non sotto il segno della molteplicità. Un percorso umano e musicale la cui intricatezza lo avvicina ad altri tormentosi e crudeli geni del Novecento, come Charles Mingus o Igor Stravinskij, o anche, come intuì Duke Ellington, a Pablo Picasso: puer aeternus, sempre fresco e vitale, capace di rinnovarsi e di stupire fino alla fine dei suoi giorni.
Ma bisogna necessariamente leggerlo anche sotto il segno dell’irrazionalità: il dominio dell’intuizione pura e asistematica, l’ambizione di conciliare mondi considerati incompatibili, la fierezza della propria magnetica diversità, con una consapevolezza esplicitamente esoterica del carisma e del potere.
Questo libro, edizione rinnovata e quasi raddoppiata di un piccolo classico della musicologia europea, negli anni Novanta coprì un vuoto editoriale prodotto dall’imbarazzo ad occuparsi del periodo più sfuggente – quello dell’incontro del jazz con il rock, l’elettricità, l’elettronica – di una personalità già di per sé enigmatica. Oggi, qui, si approfondisce l’indagine su una fase della storia della musica che fu ai suoi tempi incompresa e negletta dalla critica (ma che ha di fatto anticipato e plasmato molte strade della produzione contemporanea, in tutti i generi e le espressioni), raccontando la vicenda e l’arte del suo protagonista fino ai suoi ultimi giorni. Un’epoca meravigliosa ed assurda, scaturita da un vortice di trasformazioni, e dalle mille idiosincrasie di un uomo profondamente malato, oppresso da un cronico dolore fisico e psichico, che si esprimeva con la voce dell’agonia e con il suono della tromba di un bambino, sempre in bilico tra l’infanzia e il declino, la vita e la morte, oppresso dai fantasmi, e in continuo dialogo con gli spiriti.