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a cura di Maria Luisa BetriContadini
Negli anni Cinquanta del Novecento giungeva a compimento quel processo di lungo periodo grazie al quale l'Italia si trasformava definitivamente da paese agricolo in paese industriale. Tra gli esiti pił evidenti di questa trasformazione epocale fu la scomparsa di un certo modo di essere "contadini", mentre in un'agricoltura che andava progressivamente specializzandosi e incrementando i tassi di produttivitą emergevano ruoli con mansioni rinnovate. I risultati di recenti studi sulla societą rurale hanno sollecitato a ripercorrere questo snodo cruciale della storia del nostro paese: in questa prospettiva, il libro tratta dell'evoluzione delle principali tipologie dei lavoratori delle campagne, articolando quello che sembrava il loro profilo ormai consolidato. Sullo sfondo delle vicende economico-sociali e politiche - la grande crisi agraria di fine Ottocento, le ondate migratorie, la grande guerra e la mobilitazione contadina, il fascismo con la sua ideologia ruralista, il secondo dopoguerra e la riforma agraria, l'esodo dalle campagne e il "miracolo economico" - si delineano, nella varietą delle "cento Italie agricole", i passaggi che hanno mutato la fisionomia o le funzioni del lavoro contadino durante il Novecento, o hanno determinato l'irreversibile declino e la scomparsa di alcune figure: dal bracciante della Valle Padana e del Mezzogiorno al mezzadro, dal salariato fisso al colono, dal piccolo proprietario coltivatore al pastore. Ne emerge un quadro variegato che aggiunge elementi di conoscenza sugli scarti e le persistenze nell'odierna realtą di un mondo in cui affondano le radici della storia d'Italia.
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