
Diario di un’esplorazione verde: come mi sono innamorato della flora alpina italiana
Come la flora alpina ha trasformato il mio modo di vivere la montagna.
- 27 maggio 2025
- #flora italiana #percorsi naturali #flora alpina #escursioni
Tutto è iniziato con un’escursione e un libro nello zaino
Non avrei mai immaginato che la mia passione per la montagna mi avrebbe portato a studiare così da vicino la flora alpina italiana. Tutto è iniziato in modo molto semplice: un’escursione d’estate nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, un paesaggio mozzafiato, e uno di quei libri che ti cambiano la prospettiva. Lo zaino era pesante, ma dentro avevo infilato Flora alpina di Aeschimann, Lauber, Moser e Theurillat, un volume che fino ad allora consideravo più da scaffale che da sentiero.
E invece mi sono ritrovato, metro dopo metro, a cercare conferme tra le pagine per ogni pianta incontrata. Il silenzio dell’alta quota, interrotto solo dai miei passi e dal fruscio delle pagine, mi ha aperto un mondo. Scoprire che ogni fiore ha un nome, una storia, un habitat preciso, mi ha fatto sentire minuscolo e, allo stesso tempo, parte di qualcosa di infinitamente più grande. La flora alpina, che fino a quel momento era solo “verde” generico ai miei occhi, ha iniziato a parlarmi. Ed è lì che è nata una passione che non mi ha più lasciato.
Libri, matite e una lente d’ingrandimento
Da quella prima escursione con Flora alpina in spalla, ho iniziato a collezionare testi, guide, manuali e persino erbari antichi. Un altro libro che mi ha segnato è Fiori delle Alpi di Filippo Prosser: più compatto e pratico, con splendide fotografie e indicazioni precise su altitudini e periodi di fioritura. Lo porto spesso con me quando voglio un riferimento immediato. Anche La flora delle Alpi di Sandro Pignatti ha un posto speciale nella mia libreria: il suo rigore scientifico è stato fondamentale per farmi capire le dinamiche evolutive e ambientali dietro la distribuzione delle specie alpine.
Ogni uscita in montagna è diventata un piccolo viaggio botanico. Ho iniziato a portare con me una lente d’ingrandimento e un quaderno, annotando tutto: posizione, colori, odori, interazioni con insetti. Fotografare le piante è diventato il mio modo di fissare ricordi, ma anche di confrontare, analizzare, verificare. La flora alpina è straordinaria non solo per la sua bellezza, ma per la resilienza: sopravvivere sopra i 2.000 metri, in condizioni estreme, è pura arte vegetale. E ogni specie è un piccolo miracolo evolutivo.
La flora alpina è diventata il mio modo di vivere la montagna
Oggi non riesco più a camminare su un sentiero senza guardare dove metto i piedi… o meglio, su cosa crescono. La flora alpina è diventata il mio modo di vivere la montagna: non cerco più solo panorami o vette, ma microcosmi silenziosi tra i sassi, tra le crepe delle rocce, nei prati d’alta quota. Riconoscere una Saxifraga, distinguere un Sempervivum da un Sedum, notare la differenza tra un’Eritrichium e una Veronica è una soddisfazione che solo chi osserva con occhi nuovi può capire.
Questa passione ha cambiato anche il mio modo di viaggiare: scelgo destinazioni in base alla biodiversità, visito orti botanici alpini, partecipo a escursioni guidate con botanici esperti. La flora alpina è diventata un ponte tra scienza, natura e bellezza. E mi piace pensare che, nel mio piccolo, ogni post che scrivo e ogni foto che condivido aiuti qualcuno a vedere un po’ più in là del solito “mazzo di fiori”.
Se sei curioso, inizia con una camminata e un buon libro. Io ti consiglio di partire proprio con Flora alpina, l’enciclopedia per eccellenza, ma anche con qualcosa di più leggero come Fiori spontanei delle Alpi di Giancarlo Marconi. Ti accorgerai presto che camminare in montagna non è mai stato così affascinante… e che la flora alpina sa davvero sorprenderti, a ogni passo.