Secondo la manifesta intenzione di Marija Gimbutas, La civiltà della Dea si divide in due parti: nella prima la studiosa elabora la mappatura delle popolazioni e delle culture d’età neolitica in Europa, a partire da un primo nucleo sud-orientale che progressivamente si espande verso Nord e Occidente.
In questo secondo volume, Marija Gimbutas unifica popolazioni e culture in una civiltà denominata “Antica Europa”, nel segno di una Grande Dea creatrice che guida i popoli verso una convivenza pacifica ed egualitaria. Uno scenario supportato da una poderosa mole di dati e dal meticoloso e puntuale esame della religione, della scrittura, della struttura sociale, che si conclude con l’analisi del suo declino attribuito alla comparsa degli indoeuropei Kurgan, bellicosi e patriarcali.
“Finalmente tradotto in italiano da Stampa Alternativa, La civiltà della Dea (1991) è il testamento della Gimbutas, l’opera maggiore nella quale vengono al pettine tutti i nodi della sua ricerca. L’affresco storico risulta imponente se solo si pensa alla sua durata: dal 7500 al 3500 a.C. È in questo tempo lunghissimo che si sviluppa nella Vecchia Europa, attingendo gradualmente alla sua suprema fioritura, una «civiltà» vera e propria, dotata di caratteri unici e inconfondibili”. [...]