Cos’è una lingua utopica? Si tratta di quelle lingue inventate che accompagnano, sulla scia dell’Utopia di Tommaso Moro del 1516, le descrizioni filosofiche e letterarie di mondi ideali o fantastici. Sono così lingue utopiche il seleniano ideato da Cyrano de Bergerac nel suo Stati e Imperi della Luna, la lingua dei megamicri di Giacomo Casanova e quella dei lillipuziani nei Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, fino alla lingua degli alieni klingon del ciclo di Star Trek. Se i mondi ideati presentano invece caratteristiche negative, prefigurazioni di incubi a venire, essi vengono chiamati “distopie”: abbiamo così la neolingua del 1984 di George Orwell.
L’autrice conduce il lettore in un suggestivo viaggio attraverso l’immaginario linguistico, ricostruendo i modelli di riferimento delle lingue artificiali e mettendone in luce i procedimenti costruttivi.
Linguistica e semiologia escono dai loro confini specialistici per raccontare in che modo le aspirazioni e le paure rappresentate dai mondi fantastici si riflettano nelle lingue che li abitano.
Letteratura di qualità contro il conformismo, l'omologazione e la prepotenza dei grossi. Queste parole di Marcello Baraghini ben rappresentano il tipo di letteratura che vogliamo proporre.